STASERA CONTRO LA REAL SOCIEDAD I BIANCONERI POSSONO OTTENERE LA VITTORIA CHE LI PROIETTEREBBE VERSO GLI OTTAVI DI CHAMPIONS LEAGUE

La Juve d'Europa col futuro in pugno

Lippi punta di nuovo sulla formazione migliore, ma deve ancora rinunciare a Legrottaglie. In attacco Di Vaio spalla di Trezeguet Per Miccoli, malgrado la doppietta di Ancona, solo la panchina

Fabio Vergnano TORINO

Lo scudetto passa anche attra- , verso i percorsi minati della Champions League. Se stasera la Juventus batte la Real Sociedad nello scontro al vertice del gruppo D, mette in cassaforte la qualificazione (le basterebbero altri 3 punti nelle restanti 3 partite) e di conseguenza potrà dedicarsi al campionato. Lo suggerisce la logica, non ancora la matematica e per questo Lippi non pensa di poter chiudere i conti in anticipo come tutto il mondo lo spinge a fare. Secondo l'allenatore il primo confronto ufficiale assoluto con la squadra basca nasconde insidie, Kovacevic e Nihat vanno guardati con il rispetto che meritano i grandi cannonieri. Anche per questo sabato ad Ancona ha risparmiato alcuni minuti di partita ad Appiah, Di Vaio e Tacchinardi così potrà schierare la squadra migliore come ha sempre fatto finora in Champions. 

Infatti la Coppa condiziona tutto. La Juve ufficialmente non rinuncia a nulla, ma è scontato un interesse particolare per la competizione stregata. Due vittorie su due finora, entrambe non facilissime, la prima contro il Galatasaray, la seconda in rabbioso recupero con l'Olympiakos. Ad aiutare la squadra di Lippi anche un calendario più diluito rispetto al passato, tuttavia c'è sempre stata un'attenzione particolare nel preparare la partita infrasettimanale. Ed è così anche stavolta, tant'è vero che Lippi non rischia Miccoli che non è ancora in grado di giocare due partite intere di seguito e lancia Di Vaio al fianco del rientrante Trezeguet. L'attaccante pugliese forse ne rimarrà deluso dopo la doppietta di Ancona, però Lippi non manda allo sbaraglio nessuno, la sua attenta gestione del gruppo non prevede avventure. 

La linea portata avanti con ostinazione dal tecnico juventino è di rifiutare l'esistenza di ima Juve imbattibile: «Siamo partiti forte, i dati dicono mai così bene in passato. Ma credo che si tratti di una casualità, anche se ho a disposizione maggior qualità e posso permettermi una diversa distribuzione delle energie mandando sempre in campo la squadra migliore. La Coppa con la nuova formula ci ha certamente aiutati, non ha influito in maniera pesante sul nostro rendimento perché si gioca con intervalli più lunghi». L'unico dato negativo è il numero di gol al passivo. Soltanto con la Reggina Buffon non è stato battuto: una tendenza negativa per una Juve che ha sempre avuto nella difesa un autentico caposaldo. Accadeva alla prima Juve lippiana di segnare molto e subire troppo, in effetti questa come quella squadra ha un atteggiamento spregiudicato. Il problema per Lippi esiste in maniera marginale, ma in vista della sfida con gli spagnoli avverte il pericolo: «Kovacevic e Nihat sono una coppia eccezionale, soprattutto il turco che ho studiato bene ha qualità particolari. Tutta la Real Sociedad può crearci dei problemi anche se il suo cammino in campionato finora non è brillante. L'anno scorso sono stati i vice campioni della Liga e se il Real non fosse stato eliminato da noi in Champions, secondo me non l'avrebbe spuntata sui baschi per lo scudetto». 

Per blindare la difesa servirebbe LegrottagUe, ma il centrale biancono,-o è ancora ind'sponibile per la pubalgia. I medici lo stanno rimettendo in sesto allungando i tempi di riposo, così dopo Ancona salta anche la Coppa e dovrebbe essere disponibile per il Brescia. Al suo posto luliano, oppure Tudor. A centrocampo la fascia destra sarà di nuovo di Camoranesi che sfratta Appiah spostato sul versante opposto a fare le veci di Davids. E attesa per Trezeguet ancora a secco in Europa. 

Intanto l'Uefa ha reso giustizia a Del Piero cui finora aveva negato la seconda rete al Galatasaray assegnandola a Ferrara. Alex con 31 reti sale così al secondo posto fra i goleador di Champions di tutti i tempi insieme a Van Nistelrooy, in testa c'è Raul con 43.

flCY SPORT 2 ORE 20,45 1 EM E Ali.: LIPPI Ali.; DENOUEIX Marcello Lippi rilancia stasera in Champions la Juve dei big, ma deve ancora rinunciare a Legrottaglie e Del Piero 

Vialli: Lippi ha un carrarmato

Tacchinardi: «Più attenzione in fase difensiva» 

TORINO 

Otto vittorie e un pareggio. La Juve viaggia su ritmi vertiginosi e Alessio Tacchinardi, stasera capitano, ne spiega il motivo: «E' merito di Lippi che non trascura nessuno così chiunque giochi ha la convizione di et :ere forte. La nostra sarà una grande stagione, la pressione non ci spaventa, anzi, ci esalta perchè da sempre la Juve ha bisogno di essere motivata. L'unico difetto da eliminare è quello dei troppi gol a passivo. E' vero che Lippi vuole una squadra più offensiva, tuttavia dobbiamo essere più attenti. Il nostro pallino è la Champions che ci è sfuggita troppe volte. Quest'anno abbiamo tutto per arrivare fino in fondo lottando con Milan, Manchester e Real, le altre favorite».

Di Juve si è occupato ieri anche Gianluca ViaUi a Coverciano per il Master allenatori al quale è iscritto. L'ex campione, oggi opinionista per Sky, fa le carte al campionato definendosi non troppo sorpreso dagli attuali risultati: «Sarebbe sbagliato parlare di duello Juve-Milan: non bisogna dimenticare la Roma rigenerata rispetto all'anno scorso grazie ad acquisti mirati e ad una maggiore compattezza del gruppo dove spiccano Totti, Cassano e il talento De Rossi». Certo, fa capire ViaUi, la Roma dovrà fare i conti con l'immensa forza della Juventus e del Milan: «La prima è un carrarmato con immense individualità a partire da Buffon, numero uno al mondo. Lippi è bravissimo, cambiano i giocatori però la squadra resta sempre la stessa. Il Milan ha trovato in L'ex bomber: «Marcello è un fenomeno, cambia la squadra, ma la qualità resta sempre immutata E Buffon è insuperabile» confronto alla passata stagione maggior continuità e solidità, anche in difesa. Vorrei che la lotta scudetto riguardasse anche altre due o tre squadre. La Lazio del mio amico Mancini ad esempio è fortissima anche se forse un po' più prevedibile rispetto alle sue rivali».

Una battuta anche sull'Inter e su quella panchina a cui è stato accostato più volte. «Fa sempre Tacchinardi staserà sarà il capitano piacere vedere il proprio nome abbinato a grandi club, non nego che mi avrebbe fatto piacere e ci ho pure pensato, ma non ci ho mai sperato». Infine unpronostico sul Pallone d'oro: «E un premio che non mi piace molto, preferisco quello che assegnano gli allenatori. Mi piacerebbe in ogni caso che lo vincesse un italiano e in particolare Paolo Maldini». [f. ver.]

LA TENTAZIONE SEGRETA DELLA SIGNORA

TORINO 

PRESTO e bene. La regola che la Juve ha messo al proprio avvio di stagione si conferma questa sera contro la Real Sociedad di Darkolone Kovacevic. Presto e bene in testa al campionato, con cinque vittorie e nessuna sconfitta in sei partite. Presto e bene verso gli ottavi di Champions League se i bianconeri batteranno i baschi «impuri» di San Sebastian, meno rigorosi dell'Athletic Bilbao nel rappresentare l'indipendentismo di Euskadi. Infatti alla Real Sociedad non c'è la regola di far giocare solo i baschi, accettano persino gli spagnoli (ma con misura) e largheggiano con gli stranieri: oggi ne avranno cinque in campo e due in panchina, più l'allenatore francese Denoueix, un tipino con la faccia sacrestana che due anni fa condusse il Nantes all'accoppiata scudetto e Coppa di Francia.

La Juve tenta dunque l'en plein contro l'altra capolista del girone. Con nove punti, il secondo posto sarebbe a portata di mano e soltanto un ritomo disastroso oltre ogni ragionevole ipotesi alimenterebbe le speranze di turchi e greci che dopo due turni stanno a zero punti. Per chiudere il discorso basterebbe un'altra vittoria, o addirittura un pareggio nelle tre partite che restano, di cui una in casa contro l'Olympiakos. Lippi dice che certi discorsi non gli piacciono né gli interessano finché non ci sarà la certezza aritmetica della qualificazione; è un suo dovere. In realtà gli farebbe assai comodo archiviare il discorso europeo prima che finisca novembre, con un anticipo che la Juve raramente ha saputo prendersi in Champions League. La campagna di autunno-inverno potrebbe rivolgersi completamente al campionato, dove non ci sarà la passeggiata dell'anno scorso. La salute e la completezza della Roma più la bella concretezza del Milan annunciano una lotta tosta e senza quartiere: l'avversaria non è più l'Inter miracolistica di Cuper, ma sono le squadre che giocano un buon calcio, nel caso dei giallorossi quasi perfetto. 

Lippi potrebbe cambiare l'uso del turnover: riservare la seconda squadra alla Coppa e spingere al massimo con i titolari in campionato, dove aumenteranno le difficoltà. E' esattamente il contrario di quanto ha fatto finora. L'obiettivo per questa sera è chiaro: sbarazzarsi della Champions per guardare con l'animo più leggero all'Italia. Non sarà facilissimo ma è possibile. Anche se il calcio spagnolo è stato spesso indigesto ai bianconeri: con l'anno scorso molte cose sono state sistemate e quello di stasera, benché si chiami Rtìal, non ha niente a vedere con il Madrid. [m. ans.] 

L'ATTACCANTE SERBO AFFRONTA LA SQUADRA IN GUI HA GIOCATO DUE STAGIONI CERCANDO DI DIVENTARE UN NUMERO UNO

UN RECORD BIANCONERO PER DARKO Darko Kovacevic è nato a Kovin.ih Serbia il 18/11/1973 Ha giocato due stagioni nella Juve; 1999-2000 e 2000-2001 Nell'edizione 1999 2000 della Coppa Uefa è aridato a stgno 7. volte di seguito 

Kovacevic senza rimpianto: «Non sono più il secondo»

«In Spagna mi diverto e facendo il titolare ho dimostrato di essere un giocatore da grande club»

personaggio Marco Ansaldo TORINO

Non —■ ■ Sempre | -nellastessa IWI1 stagiohee state IOI capocannoniere i^:1 assoluto della »- Coppa Uefa / con 10 reti f ■ ' 'Conla maglia bianconera ha realizzato 12 gol .'' . nell^coppe (10 in Coppa Uefa, 1 in *Ch"ampions League, 1 in IntertotoJ • In campionato ha.segnato IT ret in 47 partite

NON è stato difficile indovinare la parola che Darko Kovacevic avrebbe detto per prima: «bueno». Era il suo intercalare nei due anni che trascorse a Torino e non poteva cambiare da quando è tornato alla Real Sociedad, come se l'avventura italiana nella Juve e nella Lazio fosse stata la parentesi in una carriera che si esalta solo a San Sebastian. «Penso che chiuderò con il calcio li, ci sto benissimo», dice a chi gli chiede se non pensa di tornare in Italia per riannodare il filo strappato. «Non ho prospettive né agganci in serie A». Neppure li cerca. Non gli importa più nulla di un Paese che ha lasciato senza un rimpianto che fosse il non aver mai vinto. «In Spagna mi diverto - commenta -, ho dimostrato che sono un giocatore da grande squadra». Sassolini gli rotolano dalle scarpe grandi e sformate. 

Kovacevic entra nella galleria dei calciatori «sfigati» almeno quanto Ancelotti lo era tra gli allenatori fino al rigore di Shevchenko, che gli ha fatto vincere la Champions League a Manchester. Darkolone è l'autentico Cuper tra i giocatori: etemo secondo e con il rodimento di successi scippati all'ultimo istante. Ha giocato nella Juve, da riserva ma con 47 partite all'attivo, i due anni del Giubileo, una volta dietro la Lazio, l'altra dietro la Roma. Forse non accadrà più che una squadra perda due campionati di seguito superando tutte e due le volte i 70 punti. Darkolone c'era. E al ritomo in Spagna Iha atteso una stagione formidabile, la mighore della Real Sociedad, salvo i due campionati vinti nell'81 e nell'82 con Xavier Clemente in panchina, lampi in una storia orgogliosa e povera di successi, compressa dalla potenza di Real Madrid e Barcellona e dalla «purezza basca» del Bilbao. Alla penultima partita di un campionato condotto in testa, gli uomini di San Sebastian cadevano a Vigo, il Real Madrid li sorpassava con il successo nel derby. Un altro scudet- 

«Chiuderò la mia carriera nella Liga, Mi resta tanta rabbia per lo scudetto gettato via a Perugia» 

to buttato in mare. 

«Ho ripensato alla pioggia di Perugia - racconta Kovacevic -. Mi ricordo spesso di quella partita che è stata la più amara. Ogni altra beffa è uno zuccherino in confronto allo scudetto che lasciammo alla Lazio in quel! acquitrino. Mi sono chiesto perché ci facemmo rimontare tutto il vantaggio per giungere all'ultima giornata senza la vittoria in pugno. Dovevamo arrivare a Perugia già campioni». Ci sono sfighe che non passano. «L'anno dopo ci batté la Roma, con il pareggio di Torino negli ultimi minuti ma non l'ho sofferto come con la Lazio». Ora vive nel quartiere a ridosso della Playa, la spiaggia che entra nel cuore di San Sebastian, una curva larga di sabbia dove si posa l'Oceano che sa di Francia e di Biarritz. «Le prospettive sono meno importanti che nella Juve, che contro di noi è favorita, è la più forte anche se ai miei compagni ho ricordato di come, con la Juve, perdemmo con il Celta a Vigo. Giocare la Champions League ci sembra già un sogno dal quale speriamo di svegliarci il più tardi possibile. Il posto è buono, la città è bella. Soprattutto gioco. Lei sa perché volli andarmene da Torino».

Perchè giocava poco. «Appunto. Sono ambizioso. Ouando arrivai sapevo di avere davanti Del Piero e Inzaghi; Del Piero veniva dall'infortunio al ginocchio, faticava ma Ancelotti lo faceva giocare spesso e lo capisco perché doveva ritrovare il passo per tornare grande. Anche Inzaghi non stava bene. Sono campioni difficili da scalzare».

Segnava Darkolone con il fisico grande come un macigno e altrettanto duro. Dieci gol in Coppa Uefa, l'unico nella storia del calao italiano che sia riuscito ad andare in rete in 7 partite consecutive in Europa. Scavò la fossetta sotto i piedi di Inzaghi. Ma non abbastanza. «Volevo giocare di più e mi ritrovai nel secondo anno a giocare meno. Lippi? Con lui sono durato un mese in estate. L'ho conosciuto appena ma è un grande se appena arrivato ha vinto». Sostiene Kovacevic che la Juve di oggi ha forse più qualità come squadra. ((La mia però aveva il giocatore più forte del mondo: Zidane». Non ha la sensazione di aver scelto il momento sbagliato per andarsene, non ha amici da rimpiangere. «Volevo giocare di più», ripete. Venne Salas, lui andò alla Lazio. Uno sbaglio per due. Anzi per tre mettendoci la Juve che dal tombolotto cileno ha ottenuto più referti medici che gol, mentre con Darkolone avrebbe risolto anche oggi il problema della punta robusta in area quando manca Trezeguet. «L'anno scorso ho segnato oltre 20 gol, quest'anno sono già a cinque tra campionato e Coppa. Gioco sempre e se segno alla Juve festeggio, anche se mi dite che in Italia c'è la moda di non farlo quando si è un ex». 

Lui si è già dimenticato di esserlo. 

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